martedì

Grotte di Oliero - Negli abissi ecco le... Maldive

 VALSTAGNA/1. Nuova spedizione nella celebre cavità carsica
I sub percorrono 2,5 km dentro la montagna e scoprono laghi color smeraldo, spiagge di sabbia fine, cascate e scalinate


Fonte: Renato Pontarollo (Giornale di Vicenza)

Nel cuore della montagna spuntano laghetti d'acqua color smeraldo, cascate, spiagge di sabbia, un'imponente scalinata e concrezioni fantastiche. Un mondo da favola, che ha lasciato i coraggiosi e abili esploratori speleosubacquei del Gruppo grotte giara di Valstagna a bocca aperta. «Gli ambienti sotterranei sono enormi, i laghetti fantastici - commenta l'esploratore vicentino Alberto Cavedon -. Ad un certo punto ci è sembrato di trovarci in piazza di Spagna, a Roma, o a Trinità dei Monti salendo un'ampia gradinata. Ai bordi di un laghetto, invece, era come essere giunti alle Maldive». Già dalle esplorazioni condotte nel marzo 1993 dal francese Roland Isler e in seguito da Luigi Casati di Lecco gli speleosub erano convinti che il Covol dei Siori e il Cogol dei Veci, due cavità del complesso carsico delle Grotte di Oliero situate a pochi metri l'una dall'altra, comunicassero tra loro. Ipotesi sempre sostenuta dallo svizzero Jean Jacques Bolanz, considerato il maestro di Luigi Casati. E l'ipotesi è diventata finalmente realtà con l'esplorazione condotta da una squadra esperta e ben equipaggiata, formata dagli svizzeri Peter Balordi e Sebastian Kuster, dagli austriaci Gerhard Wimmer e Gunther Faul, e da Alberto Cavedon del Ggg. Le condizioni meteo ottimali e l'acqua limpida hanno reso l'esplorazione sicura e agevole, nonostante la temperatura dell'aria oscillasse tra i 9 e 10 gradi, come quella dell'acqua. I sub si sono immersi nel Covol dei Veci al mattino. Dopo un'ora di progressione, percorsi circa 2,5 km di grotta, sono riemersi nel cuore della montagna. I sub si sono tolti l'attrezzatura e hanno esplorato una serie di gallerie asciutte, larghe sui 6 metri e alte dai 3 ai 4 metri. Un mondo mai esplorato prima. Hanno camminato su una crosta di sabbia fossile, incontrando laghetti e cascate, sassi di dolomia lucenti e piramidi in miniatura. Trasportata l'attrezzatura oltre un'ampia gradinata che sale per 25 metri, spiana e sale per altri 25 metri. Dopo circa 300 metri ecco un secondo sifone e dunque la necessità di tornare di nuovo sott'acqua per percorrere 1150 metri, a una profondità compresa tra i 40 e 70 metri. Qui lo scenario è cambiato completamente: una volta riemersi, gli speleosub hanno trovato fango melmoso e sabbia più grossolana. Di lì a breve, il viaggio di ritorno, concluso a tarda sera. «Entrando dal Covol dei Veci ho percorso il primo sifone in 55 minuti - spiega Cavedon - e sono uscito dall'altro ramo dell'Oliero, il Covol dei Siori, impiegando 63 minuti. Qui le quote verso l'uscita sono più compatibili con le nostre decompressioni». «È stata un'esperienza incredibile - conclude Alberto Cavedon - ci siamo trovati davanti a un ambiente fantastico, bellissimo, che non dimenticheremo mai».

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